Sono seduta alla scrivania con la coperta sulle gambe e una tazza di tè caldo accanto, pronta a raccontarvi una storia.
Oggi, infatti, assumo le vesti di una cara e saggia nonna e vi racconto di Marta Becket e dell’Amargosa Opera House.
Ma partiamo dall’inizio: c’era una volta il Death Valley National Park, uno dei parchi nazionali più famosi degli Stati Uniti, noto per essere anche tra i luoghi più caldi e inospitali della terra.
Andando via in direzione di Las Vegas, si incrocia il paesino di Death Valley Junction, uno di quei luoghi un po’ desolati e polverosi nel mezzo del deserto.
Non ricordo bene perchè abbiamo deciso di deviare un attimo dalla strada principale per vedere questo paesino minuscolo di meno di 4 abitanti ma è stata una scelta saggia.
Trovare vita in mezzo al nulla mi attira sempre. Stimola la mia curiosità. Comincio a chiedermi come mai qualcuno possa decidere di vivere in un luogo così isolato, dove sembra che tutti i servizi siano lontani.
Marta Becket, che ha trasformato la sua vita in arte
Death Valley Junction è costituito praticamente da una piazza in stile coloniale attorno a cui ruota tutto. Non c’è nessuno e penso subito che sia una ghost town, un paese fantasma.
Il mio occhio viene subito attirato, però, da un’esposizione di abiti femminile in una vetrina. Mi avvicino, sono abiti di scena. Di Marta Becket. Si legge che è morta nel 2017 a quasi 93 anni.
Giro l’angolo e un cartello riporta “Benvenuto a Death Valley Junction e nel mondo di Marta Becket la cui vita era la sua arte”.
Leggo così la sua storia. Marta Becket era una ballerina del Radio City Music Hall e di Broadway almeno finchè non decise di realizzare il suo grande sogno: creare uno show tutto suo. Ha cominciato a viaggiare per tutto il paese con il suo spettacolo solista.
Finchè, durante uno dei suoi giri, a causa di una gomma a terra, non è arrivata proprio a Death Valley Junction con suo marito.
Morale della favola? Qui si è innamorata di Corkhill Hall, il teatro locale e verso la fine degli anni ’60 l’ha trasformato nell’Amargosa Opera House, un luogo dove si è esibita per qualche anno da sola spesso senza alcun pubblico.
Un giornalista del National Geographic nel 1970 l’ha scoperta e da lì lei ha iniziato ad esibirsi per un pubblico che veniva da tutto il mondo solo per vederla. Fino al suo ultimo spettacolo nel 2012.
Di Marta Becket, Amargosa Opera House ha anche tutti i dipinti sui muri, le scenografia, le maschere, i costumi.
In un primo momento mi è sembrato assurdo pensare che una persona che viveva a New York potesse decidere di trasferirsi a vivere in un luogo così isolato ma gli Stati Uniti sono il paese dello straordinario e delle possibilità, nel bene e nel male.
E poi questa voglia di libertà la capisco. La possibilità di trasformare un teatro a propria immagine e somiglianza, dove esibirsi a proprio piacimento per un’artista dev’essere un sogno. La massima espressione di arte.
Amargosa Opera House è ora visitabile su prenotazione e, se avessi avuto il tempo, una visita al suo interno l’avrei fatta volentieri. Vedendo qualche foto online, i dipinti devono essere davvero belli.
Inoltre, a Death Valley Junction si trova anche il pittoresco Amargosa Hotel, dove è possibile dormire. Alcune stanze sono state decorate da Marta Becket stessa e gira voce che sia infestato dai fantasmi.
Una donna che ha dedicato la sua vita all’arte, inseguendo e realizzando il suo sogno più profondo. Una che ha scelto di ballare da sola e ce l’ha fatta a suon di fatica e talento.
Una scelta estrema ma coraggiosa in cui la passione è stata più importante di tutto. Una storia affascinante che sembra uscita da un film hollywoodiano.
Una di quelle storie tipicamente americane che raccontano un po’ la vera anima di questo paese.
6 Comments
Che storia bellissima, non ne avevo mai sentito parlare! Mi piace molto l’idea di Marta che “balla da sola”, che lascia la strada più facile per costruire una vita a sua immagine e somiglianza. Come dici tu, è questa la vera essenza degli Stati Uniti, è questo il sogno americano che tanto amiamo ❤
Mi fa super piacere ti abbia colpita come ha colpito me. Appena ho scoperto questa storia me ne sono innamorata! <3 Una storia per sognatori!
Hai ragione, sembra davvero uscita da un film di Hollywood! Sono storie davvero forti, di quelle difficili da trovare oggi e, per questo, è ancora più importante parlarne e diffonderle.
Ps. non so Fabio ma io nell’hotel infestato ci dormirei ?
Mi fa proprio piacere che anche a te abbia colpito questa storia e ti dirò, anch’io una notte lì la farei! 😉
Sono stata l’anno scorso in California ( purtroppo non sono riuscita a visitare la Death Valley perché le temperature erano troppo elevate), e la guida che ci ha accompagnato, un ragazzo veramente preparato , ci ha raccontato moltissime aneddoti non convenzionali ne’ molto noti, come appunto la storia di Martha Becket.. sono veramente contenta di vedere qualche foto di questo famoso teatro
Ciao Itala! Ma che brava la tua guida, è bellissimo che storie così non convenzionali vengano diffuse! 🙂